Diciamo no! alla compravendita di fan

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Ieri mattina è apparso sul Corriere.it, quotidiano online del Corriere della Sera, un intervista di Marco Camisani Calzolari, imprenditore milanese e professore di Corporate Communication  e Linguaggi Digitali alla IULM, il quale denunciava a gran voce il fenomeno della compravendita di fan e di follower da parte delle aziende e della agenzie italiane.

Del resto anche noi, in un altro articolo postato qualche mese fa, avevamo segnalato la tendenza da parte di alcuni utenti ad abusare di queste strategie per ottenere, con un minore sforzo e un tempo decisamente più limitato, un gran numero di “seguaci” da pubblicizzare all’interno delle proprie pagine. Scrivo “seguaci” tra virgolette e sottolineo pubblicizzare perché di fatto il fenomeno della compravendita di fans (o followers nel caso di Twitter) non comporta altro se non ottenere una community numerosa sì, ma del tutto fasulla. Il numero dei fans infatti non conta se poi non possiamo interagire con loro o se questi stessi utenti non sono interessati ai nostri prodotti.

Quello che spicca maggiormente all’interno dell’articolo però è il dato, a dir poco stupefacente, che viene menzionato da Calzolari: l’80% dei fans delle aziende italiane sarebbe un assoluto fake. Il dato però, oltre a non esser supportato da alcun riferimento reale (non sono infatti indicate le fonti di provenienza) dimostra gran poco rispetto nei confronti di tutte quelle aziende, ma soprattutto di tutte quelle agenzie di marketing, che conducono il loro lavoro secondo severi  principi etici, senza mai venirvi meno neanche quando la situazione si fa più impegnativa.

Siti web, come Seolockers.com, in grado di creare bot (programmi che generano in automatico dei profili fasulli) o di offrire nuovi “adepti” in cambio di modesti pagamenti ( tra gli altri Letusfollow.com, Growfollowers.com…) esistono già da diverso tempo ma quello che conta è ribadire che, oltre a non portare nulla di positivo alle aziende presenti all’interno dei social network, non hanno nulla da spartire con il corretto funzionamento di un agenzia che si occupa di social media marketing.

Sebbene quindi l’imprenditore dichiari  che “molte web agency agiscono in questo modo e tutti comprano i fan” mi preme sottolineare che una web agency degna di questo nome non può non aver compreso che la vera rivoluzione dei social network risiede quasi esclusivamente nella conversazione, capace di generare livelli di engagement mai raggiunti in precedenza. Pertanto sarebbe non solo ingenuo ma anche e soprattutto controproducente affidarsi alle compravendite di fans per crescere il numero di seguaci delle pagine dei propri clienti. In effetti, già da ieri, l’intervista sul Corriere ha scatenato un feroce dibattito sul web, in primis da parte di tutte quelle agenzie che si sono sentite coinvolte nell’attacco di Calzolari, senza effettivamente averne nessuna ragione. Il diretto interessato ha quindi prontamente risposto dichiarando di volersi concentrare su quel 20% di agenzie che sono assolutamente vergini a questi tipi di pratiche.

In sintesi: diffidate di chi vi promette tanto, in tempi assolutamente impensabili!

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